DECRETI
ASSESSORIALI
ASSESSORATO DELLA SANITA'

DECRETO 4 aprile 2006.
Piano operativo per l'implementazione dei
livelli di sicurezza trasfusionale nell'ambito
della Regione siciliana.
IL DIRIGENTE GENERALE DELL'ISPETTORATO REGIONALE SANITARIO
Visto lo Statuto della Regione;
Vista la legge n. 833 del 23 dicembre 1978;
Vista la legge regionale n. 33 del 20 agosto
1994;
Visto il decreto n. 74 del 28 gennaio 2002, con
il quale l'Assessore regionale per la sanità ha
approvato il "Piano operativo per la validazione
di tutte le unità di sangue con tecniche NAT"
che estende lo screening oltre che per l'HCV-RNA
anche per l'HIV 1, ricorrendo all'utilizzo di
tecniche di biologia molecolare ed individuato,
quali centri di riferimento NAT, per la Regione
siciliana, i servizi trasfusionali delle aziende
sanitarie ospedaliere Villa Sofia di Palermo,
Ospedali Civili Riuniti di Sciacca, Vittorio
Emanuele di Catania e Civile Maria Paternò
Arezzo di Ragusa;
Visti i rispettivi decreti autorizzativi dei 4
centri di riferimento NAT nn. 565 del 22 aprile
2002, 919 del 21 giugno 2002, 920 del 21 giugno
2002 e 652 del 6 maggio 2002;
Visto il decreto n. 921 del 21 giugno 2002,
recante il "Piano operativo inerente i requisiti
minimi strutturali, tecnologici ed organizzativi
delle unità di raccolta di sangue umano ed
emocomponenti";
Vista la circolare del Ministero della salute,
direzione generale della prevenzione, prot. n.
DGPV.XIII/CNST.20/ 2721 del 22 ottobre 2003,
recante direttive sull'uso del plasma umano per
uso trasfusionale;
Visto il decreto n. 4820 del 16 febbraio 2005,
con il quale la validazione di tutte le unità di
sangue e di emocomponenti con tecnica NAT è
stata estesa al triplo screening virale HBV DNA,
HCV RNA ed HIV RNA preferibilmente con tecniche
automatiche;
Visti i decreti del Ministero della salute
ambedue del 3 marzo 2005, recanti "Protocolli
per l'accertamento dell'idoneità del donatore di
sangue e di emocomponenti" e "Caratteristiche e
modalità per la donazione del sangue e di
emocomponenti";
Visto il decreto legislativo 19 agosto 2005, n.
191, recante "Attuazione della direttiva n.
2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di
sicurezza per la raccolta, il controllo, la
lavorazione, la conservazione e la distribuzione
del sangue umano e dei suoi componenti;
Vista la legge 21 ottobre 2005, n. 219, recante
"Nuova disciplina delle attività trasfusionali e
della produzione nazionale degli emoderivati",
promulgata allo scopo di conseguire, tra le
altre, giusta l'art. 1, comma I, le finalità
connesse ad una più efficace tutela della salute
dei cittadini attraverso il conseguimento dei
più alti livelli di sicurezza raggiungibili
nell'ambito di tutto il processo finalizzato
alla donazione ed alla trasfusione del sangue;
Preso atto che, per il raggiungimento delle
citate finalità, la legge n. 219/05, art. 1,
comma II, disciplina, tra le altre, le norme per
la qualità e la sicurezza del sangue e dei suoi
prodotti (emocomponenti ed emoderivati);
Visti gli esiti della riunione tecnica, giusta
verbale del 27 marzo 2006, indetta con nota prot.
n. DIRS/6/0928 del 23 marzo 2006, finalizzata
all'implementazione della sicurezza
trasfusionale in Sicilia;
Ritenuto indispensabile assicurare che la
qualità e la sicurezza del sangue e dei suoi
componenti, a qualunque uso siano destinati,
siano analoghi lungo tutto il percorso
trasfusionale in tutti gli Stati membri, tenendo
in considerazione la libertà di movimento dei
cittadini nell'ambito del territorio
comunitario;
Visti gli atti d'ufficio;
Decreta:
Art. 1
Per le motivazioni espresse in premessa, è
definito il "Piano operativo per
l'implementazione dei livelli di sicurezza
trasfusionale nell'ambito della Regione
siciliana" che costituisce parte integrante del
presente decreto.
Art. 2
Il presente decreto verrà pubblicato per esteso
nella Gazzetta Ufficiale della Regione
siciliana.
Palermo, 4 aprile 2006.
Allegato
PIANO OPERATIVO PER
L'IMPLEMENTAZIONE DEI LIVELLI DI SICUREZZA
TRASFUSIONALE NELL'AMBITO DELLA REGIONE
SICILIANA
Introduzione
Al fine di innalzare ulteriormente i livelli di
sicurezza trasfusionale in Sicilia, si dispone
che, in caso di positività alla prima
determinazione del test NAT su provetta, il
responsabile del centro di riferimento NAT
comunica immediatamente il dato al SIMT cui si
riferisce il codice UNI identificativo della
provetta oggetto di positività.
Il responsabile del SIMT dovrà sospendere
immediatamente, in via cautelativa,
l'assegnazione e la distribuzione di tutti gli
emocomponenti raccolti in pari data ed inviare
al centro NAT la sacca di plasma corrispondente
alla provetta positiva.
Ogni unità di plasma da scomposizione o
emocomponente da aferesi (plasma, piastrine)
inviata al centro di riferimento NAT deve essere
accompagnata da un modulo che riporta tutti i
dati identificativi del donatore, della sacca,
del giorno e della località in cui è stata
prelevata, dell'unità di raccolta (fissa o
mobile o temporanea) presso cui è avvenuta la
donazione.
Il centro di riferimento NAT effettuerà sul
campione prelevato direttamente dalla sacca di
plasma o dagli emocomponenti da aferesi, i test
NAT ed EIA.
Corrispondenza del risultato NAT negativo tra
il test su provetta e il test sulla sacca di
plasma
In caso di negatività delle due successive
ripetizioni sulla medesima provetta e sulla
sacca di plasma corrispondente, come previsto
dall'algoritmo di validazione, il responsabile
del centro di riferimento NAT comunica
immediatamente il risultato al responsabile del
SIMT, autorizzando il rilascio di tutte le unità
precedentemente sospese.
Corrispondenza del risultato NAT positivo tra
il test su provetta e il test sulla sacca di
plasma
Il centro di riferimento NAT comunica
immediatamente il risultato dei test al SIMT e
procede alla eliminazione della sacca risultata
reattiva al test e delle sacche di plasma di
plasma utilizzate per i test supplementari.
Il responsabile del SIMT, acquisito il
risultato, elimina la sacca di eritrociti ed
eventuale concentrato piastrinico correlati alla
sacca di plasma risultata positiva rilasciando
quelle sospese ma risultate negative.
Non corrispondenza del risultato tra il test
su provetta e il test su sacca di plasma
Il centro di riferimento NAT, qualora evidenzi
non corrispondenza tra le indagini effettuate
sulla provetta risultata NAT positiva e le
indagini sulle sacche di plasma inviate,
comunicata la discrepanza, invita il SIMT
interessato ad inviare immediatamente tutte le
unità di plasma provenienti dalle donazioni
effettuate nel medesimo giorno in cui è stata
riscontrata la positività al test NAT sulla
provetta.
Il centro di riferimento NAT effettuerà, entro
24 ore dal ricevimento delle sacche, le
ulteriori indagini sierologiche EIA e NAT e
comunicherà immediatamente i risultati al SIMT
dando precise disposizioni sulla destinazione
finale delle emocomponenti sospese.
Tutto il processo di controllo e validazione
dovrà essere espletato dal centro di riferimento
NAT entro e non oltre le 72 ore dalla ricezione
della prima provetta campione.
Il CRCC, informato degli accertamenti in corso
dal centro di riferimento NAT e dal responsabile
del SIMT interessato, dovrà attivarsi,
attraverso la cooperazione del sistema
trasfusionale regionale, per garantire
l'approvvigionamento in emocomponenti del SIMT
la cui raccolta rimane in attesa di validazione,
assicurando la trasfusione in emergenza.
Centro riferimento NAT: procedure di
eliminazione emocomponenti infetti
Il responsabile del centro di riferimento NAT
elimina gli emocomponenti infetti mediante le
procedure previste per i rifiuti speciali,
previa stesura di un apposito verbale redatto in
quadruplice copia, firmato dal direttore
sanitario aziendale sede del centro di
riferimento NAT o suo delegato e dal
responsabile del centro di riferimento NAT o suo
delegato: agli stessi è fatto carico
l'accertamento "de visu" della eliminazione
degli emocomponenti infetti assicurandosi della
irreversibile chiusura dei contenitori
utilizzati.
Una copia del verbale rimane agli atti del
centro di riferimento NAT, una viene inviata al
responsabile del SIMT di pertinenza, una a
questo dipartimento IRS, servizio 6 URT ed una
al CRCC.
Centro di riferimento NAT: istituzione del
registro di eliminazione degli emocomponenti
infetti provenienti dai SIMT
Il responsabile di ogni centro di riferimento
NAT deve istituire un "registro di eliminazione"
dedicato esclusivamente alla elencazione degli
emocomponenti infetti provenienti dai SIMT.
Il registro di eliminazione degli emocomponenti
infetti deve riportare:
- SIMT da cui sono pervenuti gli emocomponenti;
- identificazione della sacca (sangue intero o
emocomponente), data e località in cui è
avvenuta la raccolta;
- unità di raccolta (URF o URM o URT) che ha
prelevato la donazione, specificando se gestita
dall'associazione o dal SIMT;
- nominativo del medico responsabile della
raccolta;
- date di riscontro della positività NAT e di
conferma della positività NAT/EIA;
- percorso di qualità espletato per la
distruzione degli emocomponenti infetti.
Il responsabile del centro di riferimento NAT
comunica immediatamente a questo dipartimento
IRS, servizio 6 - URT ed al CRCC ogni singola
positività NAT ed EIA riportando i dati di cui
sopra. Permane l'obbligo della relazione a
cadenza trimestrale prevista dal DIG n. 652/02,
art. 4.
Eliminazione unità infette presso il SIMT
Il responsabile del SIMT che riscontra una
positività ai test sierologici EIA (sierodiagnosi
per la lue, HIV Ab 1-2, HBs Ag, HCV Ab) con
positività e/o negatività ai test NAT, elimina
l'unità di sangue e/o gli emocomponenti infetti
mediante le procedure previste per i rifiuti
speciali, previa stesura di un apposito verbale
redatto in quadruplice copia, firmato dal
direttore sanitario aziendale o suo delegato e
dal responsabile del SIMT o suo delegato; agli
stessi è fatto carico l'accertamento "de visu"
della eliminazione degli emocomponenti infetti
assicurandosi della irreversibile chiusura dei
contenitori utilizzati.
Una copia rimane agli atti del SIMT, una viene
inviata a questo dipartimento IRS, servizio 6
URT, una al CRCC ed una al centro di riferimento
NAT.
SIMT: istituzione del registro di
eliminazione delle unità di sangue e degli
emocomponenti infetti
Il responsabile di ogni SIMT deve istituire un
"registro di eliminazione" dedicato
esclusivamente alla elencazione delle sacche di
sangue e/o di emocomponenti riscontrati positivi
agli esami sierologici EIA e/o NAT.
Parimenti per gli emocomponenti riscontrati NAT
positivi, limitatamente alle relative unità
rimaste presso il SIMT.
Il registro di eliminazione delle unità di
sangue ed emocomponenti infetti deve riportare:
- identificazione della sacca (sangue intero o
emocomponente), data e località in cui è
avvenuta la raccolta;
- unità di raccolta (URF o URM o URT) che ha
prelevato la donazione, specificando se gestita
dall'associazione o dal SIMT;
- dati identificativi del donatore;
- nominativo del medico responsabile della
raccolta;
- date di riscontro della positività alle
indagini EIA (interne) e negatività NAT;
- percorso di qualità espletato per la
eliminazione delle sacche infette;
- per le unità rimaste presso il SIMT, positive
ai test NAT, si deve allegare la copia del
verbale di eliminazione degli emocomponenti
redatta dal centro di riferimento NAT.
Candidato donatore e prima
donazione: disposizioni al medico prelevatore
Il medico responsabile della raccolta di unità
di sangue e/o di emocomponenti non può
effettuare il prelievo al cittadino che si
propone (candidato donatore) per la donazione
volontaria per la prima volta, senza che allo
stesso siano state effettuate tutte le indagini
preliminari prescritte come da allegato 7 del
decreto 3 marzo 2005 lettera B e l'indagine ALT
esclusi i test NAT.
Nell'ambito della Regione siciliana la prima
donazione è, pertanto, rinviata all'esito
favorevole degli esami attestanti almeno la
negatività per i test LUE, HIV Ab 1-2, HBs Ag,
HCV Ab ed ALT e l'unità donata dovrà comunque
essere sottoposta a tutti gli esami obbligatori
previsti dalla normativa vigente nazionale e
regionale ivi compresi i test NAT.
I risultati degli accertamenti degli aspiranti
donatori idonei verranno consegnati solo
all'atto della donazione.
Tracciabilità delle donazioni di sangue e/o
di emocomponenti
Ai fini della implementazione della sicurezza
trasfusionale, le raccolte di unità di sangue
e/o di emocomponenti esterne al SIMT devono
essere effettuate garantendo la loro
tracciabilità totale, mediante l'utilizzo dello
stesso sistema gestionale informatico adottato
dalla Regione Siciliana per tutti i SIMT.
Tale sistema deve essere in grado di:
- generare, all'atto della donazione, presso
l'unità di raccolta - URF o URM o URT - il CDM
(codice mondiale della donazione) definitivo;
- trasferire tutti i dati anagrafici e sanitari
al gestionale del SIMT e/o collegarsi on line
con il server dell'azienda sanitaria sede del
SIMT;
A tal fine, i direttori generali delle aziende
sanitarie - entro il 30 giugno 2006 - devono
dotare i propri SIMT di licenze d'uso di
software gestionali in uso presso il SIMT in
numero sufficiente per gestire le unità di
raccolte fisse e mobili ad essi collegate, sulla
base degli ambiti territoriali, anche se gestite
dalle associazioni donatori volontari di sangue.
L'onere della manutenzione ed aggiornamento del
software, la formazione del personale addetto è
totalmente a carico delle aziende sanitarie sedi
di SIMT.
Si raccomanda ai direttori generali delle
aziende sanitarie di ottemperare nei tempi
stabiliti del 30 giugno 2006, al fine di
consentire l'attivazione univoca della
tracciabilità delle unità di sangue e di
emocomponenti, nel suo percorso trasfusionale,
sin dal momento della donazione, su tutte le
unità di raccolta (URF, URM, URT e URO)
collegate al proprio SIMT per il 31 dicembre
2006.
Decorso infruttuosamente il termine, le aziende
sanitarie che non avranno attivato la
tracciabilità su tutte le unità di sangue
afferenti ai propri SIMT dovranno acquistare le
unità di sangue informatizzate dalle aziende
sanitarie regionali e, in mancanza,
extraregionali.
Sicurezza trasfusionale nell'utilizzo clinico
del plasma
Nell'ambito della Regione siciliana, ogni
azienda sanitaria, attraverso i comitati per il
buon uso del sangue, adotta procedure per
l'utilizzo clinico del plasma, sulla base delle
linee guida di seguito riportate, allo scopo di
garantirne l'uso appropriato.
Ai fini dell'implementazione della sicurezza
trasfusionale, i SIMT devono assegnare, per uso
clinico, unità di plasma fresco congelato
esclusivamente prelevate a donatori periodici o
unità di plasma fresco congelato quarantenato o
unità sottoposte a procedure di inattivazione
virale.
I livelli di sicurezza ai fini della prevenzione
delle malattie trasmissibili con il sangue
risultano migliorati attraverso l'uso di:
- plasma sottoposto ad inattivazione virale;
- plasma quarantenato;
- plasma fresco congelato da donatore periodico
attivo.
Non vi è evidenza scientifica certa che
identifichi uno dei succitati emocomponenti come
il più sicuro da destinare a tutti i pazienti.
Vi è invece evidenza scientifica che definisce
la sicurezza del plasma da donatore occasionale
decisamente inferiore a quella garantita dal
plasma di donatore volontario periodico.
Le caratteristiche di ciascuna tipologia di
plasma vengono descritte nelle linee guida
allegate che mettono in evidenza pro e contro di
ciascun emocomponente in linea con quanto
dichiarato dal documento ministeriale del 22
ottobre 2003, prot. n. DGPV.XIII/ CNST.20/2721.
Ai fini della prevenzione della TRALI è
auspicabile che i SIMT delle aziende sanitarie
della Regione siciliana utilizzino PFC da
donatore periodico mai trasfuso e di donatrice
mai trasfusa e nullipara e quando possibile
sottoposto a quarantena o a trattamento con blu
di metilene o inattivato con tecnica S/D.
Linee guida regionali sull'utilizzo clinico
del plasma
Introduzione
L'uso clinico del plasma, pur potendo risultare
più sicuro grazie alle diverse metodiche di
incremento della sicurezza del plasma
(quarantena e inattivazione), mantiene comunque
delle indicazioni molto limitate. Il
miglioramento della pratica clinica rimane
legato all'uso appropriato del plasma ed in tale
ambito linee guida e raccomandazioni
costituiscono un utile strumento per gli
operatori trasfusionali al fine di sviluppare, a
livello locale e dei singoli ospedali, azioni di
periodica revisione ed auditing.
Il presente documento riporta le valutazioni
desunte dalla revisione della letteratura più
recente (vedi bibliografia) sull'uso clinico del
plasma e valutazioni scaturite dai primi 4 anni
di NAT BLOOD screening in Sicilia e si propone
di fornire un aggiornamento:
- l'analisi critica della letteratura
suggerisce che il plasma da aferesi e quello
derivato da donazione di sangue intero siano
equivalenti sia in termini di requisiti che di
effetti terapeutici e collaterali purché
prelevati a donatori volontari periodici attivi;
- nella Regione Sicilia dal 2002 ad oggi i test
NAT positivi sono associati quasi esclusivamente
a test sierologici positivi e rilevati
prevalentemente in donatori alla prima donazione
e/o in donatori occasionali. Le rare
sieroconversioni su donatori periodici rilevate
dalla NAT si riferiscono in genere all'HBV.
- numerose sono state le tecnologie valutate
per l'inattivazione dei patogeni negli
emocomponenti labili ma in questo documento si
farà riferimento ai prodotti plasmatici derivati
dalle metodiche attualmente validate:
quarantena, solvente-detergente, blu di metilene
e luce. Ai temi dell'uso clinico del plasma nel
neonato ed alla Transfusion related acute lung
injury (TRALI) vengono dedicati capitoli a
parte.
Plasma fresco congelato (PFC)
Definizione
Si tratta di un emocomponente ottenuto dal
frazionamento del sangue intero o da una
specifica raccolta di plasma tramite aferesi (plasmaferesi),
congelato entro 6 ore dalla raccolta con
un'apparecchiatura che determini il completo
congelamento entro un'ora, e conservato a
temperature tali da preservare adeguatamente i
fattori labili della coagulazione.
Proprietà
Questa preparazione contiene normali livelli
plasmatici di albumina, dei fattori della
coagulazione e delle immunoglobuline. Deve
contenere almeno il 70% dell'originale Fattore
VIII, degli altri fattori labili e degli
inibitori "naturali" della coagulazione. Il
plasma fresco congelato ad uso clinico non deve
contenere anticorpi irregolari clinicamente
significativi.
Il plasma deve essere usato solamente per la
gestione di manifestazioni emorragiche e/o per
la preparazione o trattamento chirurgico di
pazienti in alcune situazioni ben definite, dove
la carenza dei fattori coagulativi è
documentata:
Standard di qualità del PFC secondo la R(95)
15
- Leucociti residui |
< 0.1 x109 |
- Conta piastrinica
residua |
< 50 x109 |
- Conta eritrociti
residui |
< 6 x109 |
- Attività del fattore
VIII |
> 70% |
- Assenza di
precipitati visibili |
|
- Sterilità.
Indicazioni
1. Definite:
- deficit congeniti o acquisiti di singoli
fattori della coagulazione, in presenza di
emorragia, quando non è disponibile un
concentrato di fattore singolo o combinato (PT =
1.4 rapporto paziente/controllo);
- fase acuta della coagulazione intravascolare
disseminata (CID);
- trattamento della porpora trombotica
trombocitopenica (PTT) o sindrome di Moschowitz;
- correzione immediata e/o sospensione
dell'azione degli anticoagulanti orali in
presenza di manifestazioni emorragiche, quando
non disponibili concentrati di complesso
protrombinico.
2. Condizionate (solo in presenza di
sanguinamento o di turbe coagulative):
- trasfusione massiva (PT = 1.5
paziente/controllo);
- malattia epatica grave (PT = 1.6-1.8
paziente/controllo);
- chirurgia con by-pass cardio-polmonare o
trapianti di fegato;
- indicazioni pediatriche particolari (es.
sepsi gravi con o senza CID).
3. Impiego non giustificato:
- ipovolemia (cristalloidi, colloidi sintetici,
albumina al 5% sono più sicuri, più economici e
più facilmente disponibili);
- procedure di plasma exchange (esclusa la PTT);
- supporto nutrizionale;
- trattamento di stati di immunodeficienza;
- uso secondo formule prefissate, es. 1 unità
di plasma ogni 5 unità di EC in corso di
trasfusione massiva.
Controindicazioni
A. Assoluta:
- deficit di IgA con presenza documentata di
anticorpi anti-IgA.
B. Controindicazioni relative:
- deficit di IgA;
- allergia alle proteine plasmatiche;
- precedenti reazioni alla somministrazione di
PFC;
- scompenso cardiaco latente o manifesto;
- edema polmonare.
Dosi
Il dosaggio dipende dalla situazione clinica
individuale e dalle patologie di base, ma una
dose iniziale di 10-15 ml di plasma pro kilo di
peso corporeo (per un incremento del fattore
carente di circa il 25%) rappresenta una dose
generalmente accettata anche se non supportata
da forti evidenze.
E' importante monitorare la risposta, sia dal
punto di vista clinico, sia mediante misurazioni
del tempo di protrombina (PT), tempo di
tromboplastina parziale (PTT) INR e/o il
dosaggio di specifici fattori della
coagulazione.
Effetti collaterali specifici
Reazioni allergiche acute lievi (orticaria,
febbre, brividi, nausea, vomito, dolore
addominale o dorso-lombare) per ipersensibilità
alle proteine infuse. [Comuni]
Reazioni allergiche acute gravi (anafilattiche o
anafilattoidi, caratterizzate da arrossamento
cutaneo, ipertensione, dolore sottosternale,
bronco spasmo, dispnea e collasso
cardio-respiratorio) dovute ad ipersensibilità
alle proteine infuse o ad anticorpi anti-IgA.
[Rare]
Tossicità da citrato: velocità di infusione
elevate possono causare effetti cardiovascolari
come risultato della tossicità da citrato
(caduta del livello plasmatico del calcio
ionizzato) specialmente in pazienti con
disordini della funzione epatica.
Incompatibilità ABO: poiché l'incompatibilità
tra anticorpi presenti nel PFC e antigeni
eritrocitari del ricevente può dare raramente
delle reazioni emolitiche trasfusionali di tipo
immediato o ritardato la somministrazione di PFC
deve essere basata sulla compatibilità di gruppo
ABO.
TRALI: Raramente possono essere presenti
anticorpi anti-leucociti ad elevata attività i
quali, a seguito dell'aggregazione leucocitaria
nei vasi polmonari, possono provocare un danno
polmonare acuto, una sindrome nota come TRALI (Transfusion
related acute lung injury) caratterizzata da
brividi, febbre, tosse non produttiva e dispnea.
Porpora post trasfusionale: raramente possono
essere presenti specifici anticorpi
anti-piastrine ad elevata attività che possono
indurre una porpora post trasfusionale (PTP)
caratterizzata da dispnea, rash, febbre, porpora
generalizzata e trombocitopenia marcata.
Plasma quarantenato
Definizione
Il PFF-DR (Fresh Frozen Plasma-Donor Retested) è
un plasma ottenuto dal frazionamento di sangue
intero o da aferesi che viene validato solo in
occasione di una successiva/successive conferma
della negatività dei test di screening
virologici di quel donatore. E' un metodo in
grado di ridurre il rischio residuo di infezione
virale ed aumentare così la sicurezza
trasfusionale. L'unità di plasma rapidamente
congelata entro 6 ore dalla donazione deve
essere conservata a temperatura idonea,
inferiore ai -30°, per un periodo (non meno di
112 giorni) sufficiente a coprire l'eventuale
sieroconversione (periodo finestra) dei virus
testati.
Caratteristiche
Sono quelle del plasma fresco congelato.
Efficacia: non sembrano sussistere differenze
sostanziali tra PFF-DR, PFF S/D (le linee guida
dell'AFSS non operano alcuna distinzione).
Sicurezza infettivologica: La quarantena sembra
ridurre il rischio residuo di trasmettere HIV,
HCV e HBV di un fattore 10. Questa metodo non
offre garanzie verso altre infezioni virali,
come i sottotipi HIV e HCV, virus emergenti e
non testati e verso i prioni.
Qualità: la quarantena non modifica la qualità
del plasma in quanto, se correttamente
conservato, il plasma mantiene tutte le
proprietà del PFC.
Limiti metodica
La quarantena non elimina completamente il
rischio di infezioni virali (da virus non
tipizzati o da virus emergenti) ma ha il
vantaggio di non avere effetti indesiderati
sulla qualità del plasma.
La quarantena aveva sicuramente maggiore
importanza quando i test di validazione erano
solo sierologici e ha perso interesse dal
momento in cui è stata introdotta la NAT (per
evidente riduzione del periodo finestra).
Attualmente, nell'era dei test di biologia
molecolare, la quarantena potrebbe richiedere
tempi più ridotti di stoccaggio per i virus HIV
e HCV. La riduzione della zona finestra è invece
limitata per il virus HBV.
La quarantena presuppone inoltre una accurata
organizzazione del lavoro sia per quanto
riguarda gli aspetti logistici che informatici
anche per limitare l'eccesso di unità
indisponibili per uso clinico.
Indicazioni, controindicazioni, effetti
collaterali e dosi
Le stesse del PFC.
Vantaggi e svantaggi
Vantaggi: è un prodotto ampiamente sperimentato,
con rischi e reazioni ben definiti, che ha una
buona sicurezza virale che aumenta con la
leucodeplezione prestorage, un margine
terapeutico efficace, nessuna manipolazione
industriale, è prodotto da singolo donatore, ha
un volume fra i 220 ml. e i 600 ml. e un
costo/ml. relativamente basso.
Svantaggi: richiede una buona organizzazione,
sia logistica che informatica; il rischio
residuo per virus emergenti o non tastati
permane; il prodotto non è standard e permangono
i rischi immunologici propri del PFC.
Plasma trattato con solvente/detergente
(plasma S/D)
Definizione, caratteristiche e limiti
metodica
Il plasma trattato con solvente/detergente ha il
vantaggio di essere cell free e di essere un
prodotto farmaceuticamente standardizzato.
Il trattamento con S/D prevede lo scongelamento
delle singole unità che sono quindi sottoposte a
filtrazione per rimuovere elementi e frammenti
cellulari, la successiva costituzione di pool ed
il trattamento con Tri(n-butyl)fosfato (TNBP) e
Triton X-100. Successivamente il solvente ed il
detergente sono rimossi con estrazione con olio,
cromatografia idrofobica e filtrazione sterile.
La dimensione dei pool varia per i diversi
produttori.
La tecnologia S/D OCTAPLAS (Europa) o Plasmasafe
(Italia) prevede pool di 380 litri, quella VITEX
(USA) prevede pool molto più grossi, di 1.500
litri, mentre in Francia sono usati pool di 40
litri.
I diversi procedimenti industriali danno luogo a
prodotti con caratteristiche simili, ma non
identiche.
La metodica è efficace (riduzione 4-6 log) nei
riguardi dei virus dotati di envelope (fra i
quali HCV, HBV, HIV, WNV), ma non verso quelli
non dotati di envelope. I lotti prodotti in
Europa sono testati per la contaminazione con
HAV e Parvovirus B19.
La metodica non è attiva verso i prioni. La
metodica provoca una riduzione dei fattori
(riduzione fino al 28% del FVIII) e degli
inibitori della coagulazione, rilevante in
particolar modo per quanto riguarda Proteina S,
Inibitore della plasmina e?1 antitripsina.
La proteina clivante il VWF è presente in dosi
fisiologiche.
Con la metodica di produzione VITEX (USA) la
riduzione di PS è molto marcata.
In alcuni lotti prodotti in Italia con la
metodica Octaplas il dosaggio della PS libera è
risultata superiore a 0.50 UI/ml.
I multimeri ad alto peso del VWF sono ridotti.
Il contenuto dei fattori della coagulazione è
costante nei diversi lotti e non c'è variabilità
tra le singole unità.
La produzione in pool è potenzialmente in grado
di ridurre la concentrazione di eventuali
allergeni e di eventuali anticorpi, inclusi
quelli antileucocitari, presenti in singole
donazioni e ridurre la frequenza e/o gravità di
reazioni allergiche e di TRALI.
La produzione in pool è potenzialmente in grado
di moltiplicare l'infettività di agenti non
inattivabili (prioni, virus non dotati di
envelope) presenti in singole donazioni.
E' possibile la produzione di pool di plasma S/D
composti di donazioni opportunamente miscelate
per essere trasfuse senza la necessità di
rispettare la compatibilità AB0 (Uniplas).
Indicazioni
Le indicazioni del plasma S/D sono le stesse del
plasma fresco congelato. Le modalità di
somministrazione riportate sulla scheda tecnica
del prodotto limitano la trasfondibilità dello
stesso a non più di un'ora dallo scongelamento.
Uno studio recente, che ha valutato l'effetto
della conservazione a +4°C di plasma S/D,
conclude che può essere conservato per più
giorni senza una significativa riduzione
dell'attività dei fattori della coagulazione.
Controindicazioni
Le controindicazioni sono le stesse del plasma
fresco congelato. L'uso del plasma S/D (metodica
americana, non in commercio in Italia) è stato
controindicato dalla FDA nei casi di trapianto
epatico e nei pazienti coagulopatici con
malattia epatica severa. Non è indicato per la
correzione dell'iperfibrinolisi causata da
deficit dell'inibitore della plasmina. Anche con
la metodica europea l'uso del plasma S/D quando
sia necessario trasfondere grandi quantità di
plasma (trapianti epatici, regimi di
plasma-exchange intensivi) va valutato
attentamente caso per caso ed è necessario un
monitoraggio mirato dell'equilibrio coagulativo
(vedi effetti indesiderati).
Dosi
La posologia è la stessa del plasma fresco
congelato corretta in base al decremento dei
fattori della coagulazione (28%).
Effetti indesiderati
Oltre agli effetti descritti per il plasma
fresco congelato, sono stati descritti casi di
emorragia e/o trombosi venose profonde in
soggetti epatopatici in corso di trapianto
epatico e affetti da microangiopatia trombotica
sottoposti a plasma-exchange.
Questi effetti sono stati attribuiti alla
carenza di inibitori della coagulazione
(Proteina S, inibitore della plasmina e?1
antitripsina). La riduzione di tali fattori è
minore con la metodica europea, ma sono
segnalati anche in casistiche che utilizzavano
il plasma S/D europeo.
Plasma S/D trattato con la metodica francese ha
provocato iperfosfatemia durante il trattamento
e tale metodica è stata recentemente modificata
per ridurre tale rischio.
Plasma trattato con blu di metilene e
fotoinattivazione (MB plasma)
Definizione, caratteristiche e limiti
metodica
Il processo di fotoinattivazione virale del
plasma con blu di metilene si applica a unità
singole di plasma fresco congelato da sangue
intero o aferesi, ed è efficace (fattore di
riduzione Log10 compreso fra 4 e 6)
nell'inattivazione dei virus dotati di envelope
(fra i quali HCV, HBV, HIV, WNV) e anche di
alcuni virus non dotati di envelope, mentre in
altri casi (quali HAV e Parvovirus B19) è
inefficace. Il metodo non è efficace verso i
prioni.
Il processo consiste nell'introduzione in
condizioni sterili di dosi micromolari di blu di
metilene nella sacca originale, in una fase di
incubazione e nella successiva esposizione a
luce visibile bianca in condizioni controllate
relativamente a durata, temperatura e dose di
irradiazione.
Il processo può essere effettuato
industrialmente (dopo scongelamento in
condizioni controllate della sacca originale), o
presso le strutture trasfusionali. Il metodo
provoca una riduzione dei fattori e degli
inibitori della coagulazione in proporzioni
diverse: da circa il 30% di riduzione del
fibrinogeno e del FVIII, al 25% del FXI e a
circa il 3% dell'antitrombina III.
Il decremento osservato abitualmente non è tale
da scendere al di sotto del limite minimo del
range terapeutico efficace del prodotto finito.
Della riduzione va tuttavia tenuto conto nel
determinare la dose del trattamento (vedi
oltre).
Il blu di metilene residuo, avendo affinità
molto bassa con le proteine plasmatiche, può
eventualmente essere rimosso al 90% circa con un
apposito filtro, che non riduce ulteriormente i
fattori e gli inibitori della coagulazione.
Indicazioni
Le indicazioni e le modalità di somministrazione
del MB plasma sono le stesse del plasma fresco
congelato. Uno studio prospettico policentrico
su pazienti con TTP trattati con plasmaexchange,
riporta un aumento del rischio di progressione
della malattia nel braccio trattato con plasma
MB.
Controindicazioni
Nei casi sottoindicati l'utilizzo è attualmente
controindicato o va effettuato utilizzando
l'apposito filtro: donne in gravidanza ed in
allattamento; prematuri, neonati e trasfusioni
intrauterine; pazienti con grave insufficienza
renale; pazienti con metaemoglobinemia associata
a carenza di G6PD; pazienti con carenza
congenita di G6PD.
Dosi
La posologia è la stessa del plasma fresco
congelato corretta del 20-25% per tener conto
del decremento dei fattori e degli inibitori
della coagulazione.
Effetti indesiderati
Oltre agli effetti descritti per il plasma
fresco congelato, il MB plasma alle dosi
utilizzate nella pratica clinica corrente non
presenta abitualmente effetti indesiderati
legati al contenuto di blu di metilene.
In trattamenti subcronici in animali di
laboratorio con MB ad alte dosi per via orale si
è osservato unicamente un incremento
dose-dipendente della metaemoglobina.
Inoltre, non può essere escluso un danno
genetico in considerazione della natura di
mutageno del MB. Tali effetti indesiderati,
sebbene poco probabili alle dosi abitualmente
usate, sono teoricamente osservabili anche con
il trattamento con MB plasma; possono essere
minimizzati dall'utilizzo del filtro, ma neppure
in questo caso possono essere totalmente
esclusi.
Uso clinico del plasma nel neonato
Le indicazioni all'uso clinico del plasma sono
le stesse di quelle dell'adulto anche se occorre
tener presente che:
- il neonato è un paziente con una lunga
aspettativa di vita e quindi eventuali effetti
collaterali acquistano un peso maggiore.
Pertanto indicazioni e controindicazioni all'uso
del plasma sono subordinate all'attenta
valutazione di ogni caso clinico;
- l'emostasi neonatale presenta caratteristiche
diverse rispetto a quella dell'adulto. La
valutazione dei test coagulativi deve pertanto
essere definita in base allo scostamento da
valori normali specificatamente calcolati sulla
popolazione neonatale;
- nella letteratura e linee guida valutate, nei
casi in cui il plasma è indicato, viene
raccomandato in prima istanza l'uso di quello
inattivato o quarantenato, a meno che non sia
prontamente disponibile e l'attesa di tale
prodotto possa compromettere la risoluzione
clinica del caso. Fa eccezione la precisa scelta
del Regno Unito di utilizzare plasma MB per i
nati dopo il 1996 (soggetti verosimilmente non
esposti al rischio di BSE da catena alimentare).
Requisiti dell'emocomponente
Immunoematologiche: gruppo AB o compatibile con
gli antigeni ABO del neonato.
Dose plasma: 10-20 ml/kg (vedi dosi PFC).
Dose crioprecipitato: 5 ml/kg.
Indicazioni
In presenza di riconosciuti deficit di fattori
della coagulazione o PT e/o aPTT 1.5 v.n e in
previsione di procedure invasive o rischio
emorragico (pregressa emorragia
periventricolare, paziente intubato);
CID: quando, pur essendo in corso la terapia
della patologia scatenante la CID, vi è un
sanguinamento acuto e PT o a PTT > 2 volte v.
n., Crioprecipitato (se Fibrinogeno < 0.8-1.0
gr/l);
Insufficienza epatica acuta: Crioprecipitato (se
Fibrinogeno < 0.8-1.0 gr/l) e Plasma fino al
recupero della funzionalità epatica o al
trapianto.
Coagulopatie congenite:
- in caso di non disponibilità del concentrato
specifico (deficit di FV e FXI);
- in caso di sospetta coagulopatia congenita e
la presenza di emorragia acuta non permette di
attendere l'esito dei tests diagnostici;
- se il trattamento non può essere ritardato
dall'attesa del concentrato specifico.
Cardiochirurgia: in presenza di alterati valori
della coagulazione (PT o aPTT > 2 volte i v.n )
dopo correzione del trattamento eparinico.
Deficit vit K: in corso di sanguinamento e
insieme alla vit K e.v.
Nota: i tempi di coagulazione nel neonato sono
più lunghi rispetto all'adulto, e quelli del
neonato pretermine possono essere maggiormente
allungati anche in assenza di patologie
concomitanti.
Il campione di sangue per la misurazione dei
tempi di coagulazione deve essere raccolto con
materiale senza eparina (heparin-free) per
assicurare che i valori di laboratorio siano
attendibili.
Di seguito sono riassunte le indicazioni alla
trasfusione di PFC con livello di evidenza IV,
grado di raccomandazione C.
CID con sanguinamento in atto.
Neonati con coagulopatia significativa e con le
seguenti condizioni:
- rischio di sanguinamento (pretermine con EG
28 settimane e/o intubati con pregressa IVH di
48/72 ore);
- sottoposti a procedura invasiva.
Sanguinamento o procedura invasiva in
concomitanza a deficit coagulativo vitamina K
dipendente, o assenza di fattore specifico.
Deficit congeniti dei fattori della coagulazione
in assenza di fattore specifico.
Controindicazioni
Per ripristino dei liquidi: l'uso di plasma come
profilassi nei neonati pretermine non ne riduce
la mortalità (34).
Come profilassi delle emorragie periventricolari
(34).
Come profilassi in previsione di procedure
invasive ed in assenza di riconosciuti deficit
congeniti o acquisiti di fattori della
coagulazione o PT e/o a PTT 1.5 v.n.
Profilassi di interventi cardiochirurgia in
assenza di alterati parametri coagulativi.
PFC non deve essere utilizzato nel trattamento
della policitemia, a meno che non sia presente
una concomitante coagulopatia. Non è stato
provato che il PFC arrechi benefici clinici se
somministrato in pazienti con sepsi allo scopo
di migliorare le funzioni immunitarie.
TRALI
Definizione e quadro clinico
Grave complicazione della trasfusione,
potenzialmente fatale e che richiede supporto
ventilatorio ed assistenza in reparti di
rianimazione, derivante dall'interazione tra
anticorpi antileucocitari e leucociti. I
pazienti si presentano con dispnea, cianosi,
ipossia e segni e sintomi di edema polmonare.
Possono essere presenti anche febbre,
ipotensione, riduzione della conta dei globuli
bianchi e poi leucocitosi e i sintomi insorgono
in genere precocemente (1-2 ore) e nella maggior
parte dei casi entro le 6 ore.
Emocomponenti coinvolti
Tutti gli emocomponenti possono essere implicati
e ci sono segnalazioni anche a carico di
emoderivati (Ig). Nella maggior parte dei casi
gli anticorpi antileucocitari provengono dal
donatore.
Sono dimostrati casi in cui la patologia inizia
a partire da lipidi biologicamente attivi che si
generano nella conservazione di emocomponenti
cellulari.
In molte occasioni, oltre all'interazione
anticorpi-leucociti, sono necessarie condizioni
predisponenti del paziente (chirurgia recente,
cardiochirurgia, malattie ematologiche, altre
cause di distress respiratorio concomitante).
Gli anticorpi antileucocitari sono sia anti HLA
(di classe I e II) sia antineutrofili.
I casi di TRALI sembrano essere tanto più
frequenti quanto maggiore è la componente
plasmatica dell'emocomponente trasfuso.
E' stato provato che più frequentemente questi
anticorpi si trovano in donatori politrasfusi e
nelle donne pluripare: all'atto pratico
quest'ultima categoria sembra essere il
serbatoio maggiore di anticorpi antileucocitari
tra i donatori di sangue.
Prevenzione
Non esistono test di screening utilmente
impiegabili. Per i componenti cellulari sono
utilizzabili le tecniche per allontanare o
ridurre il plasma dall'emocomponente.
Queste tecniche sono più facilmente utilizzabili
quando incorporabili in uno step precoce di
lavorazione (plts vs emazie).
Per la trasfusione di plasma sono possibili
strategie basate sulla selezione dei donatori o
sull'uso di prodotti diversi dal PFC. In
Inghilterra, sulla base dei dati provenienti dal
sistema di emovigilanza SHOT, si è ritenuto di
iniziare una strategia di riduzione del rischio
di TRALI escludendo dall'uso clinico il PFC
proveniente da donatrici femmine.
E' possibile limitare questa esclusione anche
alle sole donatrici pluripare ed ai
donatori/trici politrasfusi.
E' possibile riservare l'uso di PFC
"selezionato" ai pazienti con fattori di
rischio.
Nessuna di queste strategie è stata ritenuta
obbligatoria dagli esperti di una Consensus
Conference sulla TRALI svoltasi recentemente in
Canada.
Prodotti derivanti da pool (plasma trattato con
S/D) potrebbero essere teoricamente in grado di
diluire eventuali anticorpi del singolo
donatore/trice fino ad un titolo non pericoloso.
Attualmente non sono disponibili dati che
possano supportare in modo certo tale ipotesi
che richiede comunque una qualche forma di
verifica sul materiale da trattare o sul
prodotto finito.
Considerazioni finali
Alla luce della letteratura e delle linee guida
disponibili e di quanto sopra riportato, tenuto
conto inoltre dei contenuti della
raccomandazione del Consiglio d'Europa n.
11/2003 "Introduction of pathogen inactivation
procedures for blood components" e della 11ª
edizione della raccomandazione n. R (95) 15 del
Comitato dei Ministri agli Stati membri
"Preparazione, uso e garanzia di qualità degli
emocomponenti", si esprimono le seguenti
considerazioni finali:
- l'uso clinico del plasma è basato su
consolidate pratiche non sempre supportate da
evidenze altrettanto solide
- la R (95) 15 11ª edizione, nel capitolo
"Precauzioni d'uso", afferma che il plasma non
deve essere utilizzato se sono disponibili
prodotti alternativi sottoposti ad inattivazione
virale;
- la raccomandazione del Consiglio d'Europa n.
11/2003 "Introduction of pathogen inactivation
procedures for blood components" tuttavia
riporta che:
- gli standard attuali di sicurezza del plasma
fresco congelato sono elevati;
- il costo beneficio dei metodi di quarantena
e/o inattivazione dei patogeni sull'incremento
in termini di salute dei pazienti trasfusi non è
stato ancora definito;
- i metodi di inattivazione attualmente
disponibili possono avere un impatto negativo
sulla qualità degli emocomponenti trattati;
- ciascuna metodica di incremento della
sicurezza del plasma (quarantena e
inattivazione) comporta specifici vantaggi e
svantaggi derivanti da ipotesi da verificare
nella realtà o da segnalazioni episodiche, tali
da non poter considerare attualmente nessuna
metodica preferibile ad un'altra. Il costo delle
procedure di quarantena e/o inattivazione è
elevato rispetto all'aumento di sicurezza
ottenuto;
- gli emocomponenti inattivati possono
comportare imprevedibili eventi avversi a lungo
termine;
- la quarantena può comportare un impatto
negativo sull'effettiva disponibilità degli
emocomponenti e provocare un eccesso di unità
indisponibili per uso clinico ed inoltre non
influire sulla sicurezza relativa a malattie
trasmissibili attualmente sconosciute o ritenute
non influenti.
- Nell'adottare o meno determinati
provvedimenti, gli elementi determinanti sono,
più che le conoscenze disponibili ed evidenti,
considerazioni di ordine economico, sociale,
legale e di gestione del rischio.